giovedì 8 gennaio 2009

Se il British Museum non ha paura...



"Lo storico" - mi dicevano al liceo - "racconta e descrive lo svolgersi degli eventi e le loro connessioni dopo avere dedotto gli elementi necessari dall'analisi, dalla comprensione e contestualizzazione dei documenti e delle rilevanze archeologiche. Fatto questo, è compito dello storico stesso fornire una fondata interpretazione dei meccanismi che sottendono l'agire umano in un determinato contesto". Bella definizione, vero? Oddio... ritoccabile qua e là una volta presa una laurea in qualche materia umanistica, ma applicabile con facilità a studiosi di qualunque ambito storiografico, dall'evoluzione del texile design nel '400 allo sviluppo dei pensieri assolutistici del '900.

Nella mia testa di adolescente, comunque, lo storico questo faceva: ricercava tra cocci e pergamene un sacco di dati affinché io, misero studentello, potessi apprendere dall'omogenizzato cultural-divulgativo dei miei libri di testo come si mossero alcune realtà nel corso del tempo.
A causa però di una pruderie morale degna solo di romanzetti rosa fine '800, nella mia vita di liceale mi son sempre trovato di fronte ad una totale negazione di una non inconsistente fetta della realtà di cui dovevo essere edotto: in 5 anni di Liceo Classico MAI ho letto un testo poetico greco o latino che lasciasse anche solo sottendere velato riferimento omoerotico, MAI ho potuto vedere opere d'arte che raffigurassero situazioni gay (dalla scena di banchetto della Tomba del tuffatore di Paestum alla Coppa Warren), tantomeno, MAI mi si è fatto capire che Achille e Patroclo fossero qualcosina di più di due buoni amici, o che accanto ad Alessandro Magno stesse il caro Efestione...

Per i miei docenti, insomma, un ragazzo di 15, 16, 17 o 18 anni non era in grado di accettare in fatto che storicamente l'omosessualità poteva godere ed aveva goduto di una considerazione positiva presso civiltà ben più interessanti che la Milano da bere devastata da Tangentopoli
.
Mi chiedo chissà quali traumi immaginassero me ne sarebbero derivati! E dire che a 15, 16, 17 o 18 anni io ero comunque gay (ma proprio tanto), esattamente come lo sono adesso, né più né meno: semplicemente non lo accettavo. Forse forse, dico io, magari, il sapere certe cosette (che mi dovevan comunque esser veicolate, per il dovuto ossequio di un docente alla verità storica) mi avrebbe aiutato a viver meno peggio. Capire che anche personaggi positivissimi come l'imperatore Adriano avevano avuto un Antinoo e che gli omosessuali non eran solo le solite tragiche maschere proposte una volta all'anno da Rete4 quando ritrasmetteva "Il vizietto" avrebbe potuto tornarmi utile.

In Italia, questa moralizzazione della storia persiste inalterata in molte scuole, specie in provincia. Nonostante negli ultimi 10 anni l'aria nei confronti degli omosessuali sia cambiata, evidentemente non lo è ancora abbastanza per consentire agli autori dei testi e agli insegnanti di fare sempre il proprio mestiere in modo corretto. Fonti dirette (iscritti al Milk infiltrati nelle proprie classi con scopi sovversivissimi quali mangiare il Mars durante l'ora di Matematica o Greco) me lo confermano. Così non è, però, in Gran Bretagna: trovandomi al British Museum per visitare la splendida mostra Hadrian: Empire and Conflict lo scorso ottobre ho dovuto letteralmente far lo slalom tra scolaresche di ogni genere e grado, che ben silenti seguivano le proprie guide sotto l'occhio vigile dei docenti anche nella notevole sezione dedicata ad Antinoo, manifestamente indicato come "Emperor's Love" (AMORE dell'Imperatore... e sottolineo la parola "amore"). Questa sezione ospitava, tra l'altro, anche la già citata Coppa Warren, uno degli orgogli del museo londinese, che raffigura chiaramente scene di sesso tenero ed esplicitissimo tra due coppie di amati gay.

Insomma: agli inglesini in visita a quella mostra veniva insegnato che Antinoo non fu un personaggio secondario nella vita di uno dei più grandi uomini dell'antichità, e che egli ebbe quell'importanza proprio in forza dello straordinario amore che Adriano nutrì per lui. Per i curatori della mostra era ovvio dire le cose come stanno: come negare la fortuna del culto di Antinoo, istituito dopo la sua sventurata morte? Non è una cosina da nulla per i risultati che esso determinò nell'arte e nella società d'epoca adrianea...
Per intenderci sulle scelte e i modi di comunicazione usati, guardate semplicemente l'ufficialissimo trailer di presentazione della mostra, accessibile da chiunque on-line sulla prima pagina del sito del museo per mesi e mesi, inserito in apertura di questo post. La vera chicca, però, è questa: un secondo filmato specificatamente dedicato ad Antinoo e all'omosessualità nell'impero, disponibile anch'esso con altri 3 trailer sul sito ufficiale del British, nei DVD di ricordo, ecc...



Sinceramente a Londra non ho visto bimbi suicidi nei lavandini dei servizi igenici, né adolescenti rovinati mangiare pane e Stele di Rosetta, né, tantomeno, ragazzini delle medie che provassero a fracassarsi la testa con i marmi del Partenone dopo esser passati dalla sezione dedicata all'importante storia d'amore tra un imperatore di Roma e un ragazzo della Bitinia. Forse che sbaglino in modo ridicolo gli insegnanti Italiani su questo punto?
Ho come il sospetto (molto vago, chiaramente, perchè significherebbe ammettere di vivere nel paese delle capre legalizzate) che tra gli studiosi e i didatti di una così grande istituzione e i miei docenti del liceo, quelli che san fare il proprio mestiere sian proprio i mangiatori di roastbeef attivi nei musei della perfida Albione e non i cucinalasgne (o meglio cucinapolenta, viste le mie origini) nostrani...

Quanto dovremo aspettare perché si spieghi ai giovani italiani che l'amore (anche quello omosessuale, che è esattamente al pari di quello eterosessuale) può essere uno degli elementi che spinge l'uomo a far grandi cose nella vita personale, nella storia e nell'arte? Dio solo (posto che esista) lo sa! Ma iniziare a non censurare i baci tra cow-boy gay nei film trasmessi in seconda serata sui canali nazionali, secondo me, potrebbe anche essere un piccolo buon inizio...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Io il liceo l'ho finito l'anno scorso. E non si tratta di un liceo particolarmente illuminato, dal momento che si trova in piena provincia brianzola!
Eppure abbiamo studiato tantissimi testi greci con riferimenti omoerotici che ci sono stati spiegati con cura; anche in storia abbiamo studiato bene la pederastia ecc... Neppure la prof di inglese o quella di italiano hanno mai nascosto l'omosessualità di vari autori. D'altra parte nessun libro di testo adottato nascondeva qualcosa sull'argomento
Per fortuna le cose stanno cambiando! Ed è bello raccontare anche quello che va bene, non solo quello che va male.

Anonimo ha detto...

Dimenticavo: ci è stato dato "Memorie di Adriano" come lettura estiva.

The Man With The Machine Gun ha detto...

La mia professoressa del ginnasio, invece, non riusciva a parlarne serenamente, diventava completamente rossa e cercava di cambiare argomento.
Peccato che io in quei momenti venissi colpito da un improvvisa curiosità che mi spingeva a ripetere in continuazione "non ho capito!"fino a quando si decideva a parlare senza usare vaghe metafore..
Mi divertivo un sacco..Così come mi divertii un sacco quando chiesi al professore di religione che differenza ci fosse tra un "rapporto completo" e uno "incompleto" (stava spiegando l'opinione della chiesa in merito al sesso), lui, dopo essere diventato rosso cremisi, farfugliò"Ma...la mamma non ti ha detto niente?!"

Ahh.."i bei tempi" del liceo!
scusate per la digressione autobiografica ;-)