mercoledì 10 settembre 2008

Io leggo: Sprayliz


Torno a parlare di Luca Enoch. Un po’ perché, a mio parere, è uno dei migliori autori di fumetti italiani e un po’ perché, dopo Gea, è doveroso parlare anche di Sprayliz.
Precedente a Gea, questa storia fa la sua apparizione nel 1992 sulle pagine della storica rivista L’Intrepido.
La trama, le tematiche e lo stile di disegno di Sprayliz segnarono una piccola rivoluzione nel panorama del fumetto nostrano.
Prima di tutto Enoch fu probabilmente uno dei primi ad affrontare argomenti fondamentali ed estremamente moderni, ad esempio quello dell’AIDS o dei centri sociali.
Sicuramente, il primo a portarli all’attenzione del grande pubblico, visto il successo che Sprayliz raggiunse e in buona parte continua ad avere.
Un fumetto, dunque, con uno sguardo attento e ampio nei confronti del mondo contemporaneo.
Ma c’è anche una storia. E di quelle appassionanti e divertenti insieme.
Sprayliz è in effetti il nome con cui la protagonista Elisabeth firma i suoi murales. Questa ragazza americana (ma ovviamente il contesto della grande città statunitense accentua ed esalta il parallelo con qualsiasi città italiana) vive, cresce e fa esperienze decisamente diverse tra loro.
In questo caso, non ci sono superpoteri o trame sovrannaturali a sostenere la trama. C’è solo questa giovane ragazza attenta al mondo che le sta intorno (che poi è il mondo che sta anche intorno al lettore) e che decide di denunciare il moralismo delle istituzioni, la violenza della polizia, l’importanza del sesso sicuro e così via attraverso i murales. La realtà dei writers è un’altra delle novità che Sprayliz tratta.
La storia insomma sta tutta nell’evoluzione di Elisabeth e dei comprimari. È uno spaccato di vita di una giovane ragazza che rivela lati sorprendenti nella sua capacità di essere tanto “vera” quanto “modello”.
La denuncia al moralismo di certe istituzioni, dicevamo, è tanto di Sprayliz quanto dell’autore, che tratta in modo decisamente privo di pregiudizi quel contesto sociale che decide di portare su carta.
E questo, secondo me, è il primo motivo per cui il fumetto è valido.
L’altro grande motivo è la sessualità di Sprayliz. Elisabeth è infatti bisessuale e decisamente “incerta”. La sua è una sessualità in evoluzione, perennemente in bilico tra le attenzioni particolari della sua amica Kate, forse una delle prime lesbiche dichiarate del fumetto italiano, e la relazione col poliziotto Abe (o, successivamente, altri comprimari maschili).
Sprayliz non sceglierà (perché non di scelta si tratta) nessuna delle due “sponde” e in fondo questo è un aspetto minore.
Molto più importanti la libertà di sperimentazione e il modo disinibito e sincero con cui Elisabeth e gli altri vivono la propria sessualità.
È in questo senso che Sprayliz è un modello. Il suo messaggio è quello che non bisogna aver paura di provare certi sentimenti, né paura di essere confusi. Ma anche che, per onestà e coerenza verso sé stessi, questo non significa trasformarsi in una persona che svaluta o non dà “il giusto peso” alla sessualità.
Elisabeth non è insomma ingabbiata in nessuno di questi due, opposti, moralismi (in NESSUN moralismo, per essere precisi).
E questo, secondo me, è ciò che la rende un personaggio unico.

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